SOMMARIO
Nell”alto Lago di Como sono state individuate diverse rocce con incisioni rupestri: coppelle, canaletti ed altri segni forse risalenti alla tarda Età del Bronzo o all”Età del Ferro. Compaiono anche segni successivi, quali croci e scritte sia antiche sia recenti.
Le singole rocce vengono descritte e figurate, e se ne discutono le analogie con altri siti alpini.
SOMMAIRE
Au nord du Lac de Côme on a répéré plusieurs rochers avec des gravures rupestres; des coupelles, des caniveaux et d”autres marques qui remontent peut-être à l”Age du Bronze ou à l”Age du Fer.
Se apparaît aussi des signes plus récents, tels que des croix et des inscriptions en caractères soit anciens que récents. On décrit et on représente les différents rochers et on en discute les analogies avec d”autres sites des Alpes.
SUMMARY
Several rocks with rupestrian carvings have been identified in the Northern Lake Como area: cupels, groovings and other signs, possibly dating back to the Bronze or the Iron Age. More recent signs, such as crosses and writings in both ancient and more recent types, appear as well.
The individual rocks are described and portrayed and their analogy to those from other Alpine sites are discussed.
ZUSAMMENFASSUNG
Im nördlichen Gebiet des Comersees sind mehrere Felsen mit Inschriften entdeckt worden: schalenförmige Vertiefungen (coppelle), kleine Kanäle und andere Zeichen, die wahrscheinlich auf die Bronze- oder Eisenzeit zurückzuführen sind. Es lassen sich auch neuere Zeichen sehen, wie Kreuze und Schriften, sowohl in antiken als auch in neueren Schriftzeichen.
Im Artikel werden die einzelnen Felsen beschrieben und dargestellt und man diskutiert über die Ähnlichkeiten mit anderen Funden im Alpengebiet.
[nggallery id=18]INTRODUZIONE
Nel corso delle ricerche che hanno preceduto l”allestimento della mostra L”Antica Via Regina – tra gli itinerari stradali e le vie d”acqua del Comasco realizzata fra il dicembre 1994 e il gennaio 1995 dalla Società Archeologica Comense e dal Comitato Antica Strada Regina (1) il sig. Giovanni Beltramelli di Dongo ci ha indicato alcune rocce incise su un promontorio ubicato al confine dei territori comunali di S. Maria di Rezzonico e Cremia (Provincia di Como). Tali rocce sono state da lui scoperte nel 1989 e 1990; esse sono poi state segnalate alla Soprintendenza Archeologica della Lombardia dal dott. Fabio Calvino.
Alcuni affioramenti incisi sono stati oggetto di ricerche pubblicate sulla ”Raccolta di studi” edita dalla Società Archeologica Comense a documento della citata mostra (Blockley, Frigerio, Niccoli, 1995; Pozzi, 1995). Da allora la zona è stata esplorata in dettaglio e altre rocce incise sono state reperite o ritrovate, mentre altre ancora sono state scoperte rimuovendo la vegetazione che le nascondeva o le ricopriva (edera, rovi, muschi, licheni).
La presente ricerca è stata svolta in accordo con la dott.ssa Donatella Caporusso della Soprintendenza Archeologica della Lombardia. Sono stati presi in esame solo i materiali di superficie (ossia le rocce incise) senza effettuare nè sondaggi nè scavi per la ricerca di eventuali contesti archeologici.
La particolare concentrazione di rocce incise in questa zona sembra essere stata determinata da fattori diversi, che verranno discussi più avanti. Anticipiamo qui che le incisioni sono state eseguite in periodi successivi che spaziano dalla preistoria ai giorni nostri. Questo ripetersi di interventi sulle rocce affioranti sembra mostrare un desiderio o una esigenza di persone della zona di lasciare dei messaggi. Situazione che si ripropone con una certa periodicità anche dopo lunghi periodi di silenzio, a seguito di un processo quasi inconscio o, più semplicemente, perché i segni e i simboli incisi in un periodo lontano suggeriscono l”idea di fare altrettanto.
Il ripetersi nel tempo di questi interventi umani sulle rocce affioranti è attestato in molte altre zone dove si concentrano le incisioni rupestri: prima fra tutte la Valcamonica.
I segni più antichi consistono in coppelle (2), spesso unite da canaletti, che sembrano scavati per raccogliere e far scorrere dei fluidi. Compaiono poi dei segni enigmatici che possono ricollegarsi a figure antropomorfe, del tipo detto a ”ø”. Abbastanza rare le incisioni piediformi, che invece sono frequenti in altre località del nostro territorio (Spina Verde, Triangolo Lariano, provincia di Sondrio) e in tutto l”arco alpino. Più tarde sembrano essere le incisioni di croci, talvolta a bracci uguali, più spesso con la base più lunga (simbolo cristiano). In alcuni casi notiamo la presenza di figure antropomorfe che sembrano assomigliare a croci; forse queste sono state trasformate in un secondo tempo in figure dall”aspetto umano, o viceversa. In un caso o nell”altro sembra di riconoscere i segni di una cristianizzazione di rocce adibite in precedenza a culti pagani. Ancora più tarde le incisioni di lettere (maiuscole e minuscole) che potrebbero essere delle abbreviazioni di parole o concetti. E per finire scritte recentissime anche datate (esempio: ”W 1914”).
DISTRIBUZIONE DELLE ROCCE INCISE NEL TERRITORIO COMASCO
Le rocce incise in modo non figurativo, che comprendono cioè coppelle, canaletti ed altri segni sicuramente eseguiti nell”antichità, sono frequenti su tutto l”arco alpino. Nel comasco ne sono state segnalate in molte località, talvolta con notevoli concentrazioni. Nell”alta pianura sono quasi assenti (un masso a Carate Brianza); abbondano invece, anche se compaiono in modo sporadico, sulle colline della Brianza e più in generale a Sud dei laghi (Lipomo, Albese, Capiago, Cantù, Vertemate, Orsenigo, Casletto di Rogeno, Lurago d”Erba – segnalazione inedita -, Sirtori, Monte Barro) (3). Qui le incisioni sono state eseguite su massi erratici, ossia su rocce di provenienza alpina, portati a valle dai ghiacciai pleistocenici. Molti di essi, segnalati all”inizio del secolo, non sono più reperibili, forse a causa di un riutilizzo a scopo edile.
Una particolare concentrazione di incisioni è presente sulla Spina Verde e sul Monte Goi, dove compaiono soprattutto su affioramenti di rocce tenere (arenaria) ma anche sulla più dura gonfolite; nel primo caso l”azione meteorica insieme al calpestio ne ha reso precaria la conservazione e difficile la lettura.
Abbastanza numerose, ma distribuite, sono le incisioni delle Prealpi; in questa fascia il substrato roccioso sedimentario non offre materiale adatto alla loro conservazione. Nella zona, infatti, esse sono presenti quasi esclusivamente sui massi erratici. Eventuali incisioni eseguite su calcari teneri e marne del substrato non si sono conservate; infatti queste rocce, quando affiorano, subiscono una lenta degradazione ad opera degli agenti atmosferici (piogge acide naturali che determinano il fenomeno del carsismo di superficie).
Il passaggio dalle rocce sedimentarie a quelle cristalline è repentino ed avviene lungo la linea della Grona, che corre da Ovest a Est passando a settentrione di Menaggio (questa linea ideale è intesa anche come limite fra Prealpi e Alpi). A Nord di essa le incisioni rupestri mostrano una distribuzione diversa: non sono più limitate ai massi erratici, ma compaiono su affioramenti rocciosi che sono stati lisciati dall”azione esaratrice dei ghiacciai; ma ne troviamo anche su pietre che, per le loro dimensioni e quindi per la loro mobilità, sono state riutilizzate
in tempi relativamente recenti. Infatti ne possiamo spesso vedere sui corsi superiori dei muretti a secco (o anche cementati).
La presenza delle incisioni rupestri – qui come altrove – sembra essere legata alla frequentazione dei luoghi da parte dell”uomo nei tempi passati; le loro concentrazioni potrebbero indicare una antica sacralità del luogo secondo i canoni di una religione che ha preceduto l”avvento del paganesimo vicino-orientale, mediterraneo e centro-europeo (Celti, Romani) e che si è mantenuta anche nel periodo della massima diffusione di quest”ultima, fino all”avvento del cristianesimo.
METODO DI RILEVAMENTO E DI RESTITUZIONE GRAFICA
L”ubicazione degli affioramenti incisi non viene data mediante una dettagliata cartografia; la situazione vegetazionale non consente di effettuare un rilievo topografico senza drastici tagli dell”alto fusto. D”altra parte una cartografia particolareggiata porrebbe comunque delle difficoltà a chi volesse raggiungere le singole rocce. Ho quindi preferito dare la descrizione di alcuni itinerari pedonali con partenza da punti raggiungibili in auto. La base cartografica (tav. I) è la carta tecnica regionale scala 1:10.000 con reticolo chilometrico sovrastampato (nella nostra riproduzione è stata rimpicciolita).
I rilievi sono stati effettuati sovrapponendo alle superfici incise un reticolo con maglia da cm 10×10, teso da una cornice smontabile (fig. 15). I disegni sono stati poi realizzati in scala 1: 10 (e ulteriormente rimpiccioliti nelle figure allegate, su cui viene sempre riportata la scala grafica). I disegni rappresentano la proiezione in piano delle superfici rocciose; di ciascuna di esse presentiamo una o più sezioni (spesso a scala diversa) che consentono di leggere la forma e la pendenza della roccia.
La restituzione grafica delle incisioni è stata fatta nel modo seguente. Le coppelle sono rappresentate in scala e la loro profondità approssimativa è indicata dalle isoipse. Le coppelle poco profonde e gli altri segni poco marcati o dai confini incerti vengono rappresentati con una punteggiatura, che diviene più intensa là dove l”incisione è più profonda. Anche i canaletti sono rappresentati con punteggiatura fitta. In nero pieno sono rappresentate le incisioni profonde e regolari; il contorno indica il tipo di solco: netto se l”incisione ha confini ben marcati e punteggiato se è irregolare e incerto.
Alcune riproduzioni fotografiche sono state eseguite evidenziando con il gesso le incisioni; tali marcature sono state subito eliminate mediante lavaggio con acqua.
Nel testo che segue le rocce incise sono identificate mediante numeri; la numerazione è stata data per gruppi. In qualche caso segue l”ordine di reperimento o di inizio delle fasi di rilevamento. I numeri superiori al 50 indicano ”posizioni” riferite a incisioni su pietre staccate dal substrato roccioso, che possono essere distanti dalla propria ubicazione originale; oppure segni isolati che compaiono su rocce affioranti, anche lontane dalle superfici descritte.
DESCRIZIONE MORFOLOGICA, GEOLOGICA E VEGETAZIONALE
La zona che abbiamo definito ”Dosso Rezzonico-Cremia” è un pianoro ubicato poco sopra la quota 400, che si estende sul territorio contiguo dei due comuni (la superficie del Lago di Como – zero idrometrico – è a quota 199). Morfologicamente appartiene ad un costone che si protende verso il ramo di Colico del Lario (riva occidentale) scendendo dalla cresta che unisce i Monti Grona e Bregagno (spartiacque dei bacini dell”Adda e del Ticino).
Il dosso è inciso da una vallecola in cui corre sempre una modesta quantità di acqua; questa si infiltra nel suolo nella parte pianeggiante del dosso, per riapparire poco più a valle.
Il substrato geologico è costituito da micascisti del Basamento Cristallino Subalpino, fittamente piegati e fagliati (Calvino, 1996) ricchi di vene quarzose. La superficie ha subìto una sensibile esarazione glaciale, bene visibile sulle rocce affioranti.
Queste sono numerose ed estese a monte del pianoro, soprattutto nella porzione meridionale, dove compaiono creste parallele orientate Sud-Ovest / Nord-Est; fra esse corrono sentieri a quote leggermente diverse. Lo stesso allineamento di emergenze rocciose, di dimensioni più contenute, si osserva in vari punti della zona interessata dalle incisioni; si tratta di affioramenti orientati anch”essi Sud-Ovest/Nord-Est e inclinati verso il lago.
Alcuni di essi, a forma di dorso di balena, portano incisioni nella loro porzione alta e media. L”orientamento della scistosità della roccia si identifica con quello delle creste degli affioramenti; esso punta verso il gruppo dei Monti Legnone e Legnoncino, ubicati ad oriente del Lario. Per la loro altezza (rispettivamente m 2.609 e 1.714), per la visibilità e per la loro sagoma piramidale le due vette costituirono forse un motivo di alto interesse per gli esecutori delle incisioni più antiche (fig. 24, 25).
Dal punto di vista vegetazionale, tutta la zona è ricoperta da un bosco di castagni e betulle, in vari punti assai degradato a causa di un incendio propagatosi all”inizio degli anni ”90. Su parti di esso cresce un folto sottobosco (felce aquilina, rovo, ginestra, giovani robinie) che nella stagione estiva rende difficile il passaggio e l”ubicazione degli affioramenti incisi.
Il bosco comunque è di formazione recente; in passato tutta la zona doveva essere stata utilizzata a pascolo, con qualche piccola superficie a coltivo. Sono visibili dei terrazzamenti e dei muri a secco per il sostegno dei primi e per la divisione di proprietà e pertinenze; in alcuni punti modeste superfici sono limitate da pietre piatte poste verticalmente. Numerosi i piccoli fabbricati rurali (fienili e stalle, alcuni con un locale di abitazione al piano superiore) quasi tutti cadenti. La loro presenza non troverebbe giustificazione se la zona, in passato, fosse stata occupata come oggi dal bosco.
ITINERARI
Da Rezzonico. Itinerario n. 1. – Si lascia la S.S. Regina alla chiesa di S. Maria; si sale superando le frazioni di Torre e di Marena fino a raggiungere Soriano, dove si lascia l”automezzo al primo tornante (quota 356). Si sale per una breve scalinata raggiungendo l”antico tracciato di una mulattiera che, con lieve pendenza, sale verso Nord-Est. Sotto il pronao di un fabbricato dall”aspetto antico (resti di un vecchio convento) troviamo due lastre litiche utilizzate come panchine (Pos. 51 A e 51 B) (fig. 4); si prosegue superando un”ampia cappella sulla destra e un lavatoio sulla sinistra; poco dopo verso sinistra si incontra un vicolo a fondo cieco che porta all”ingresso di un cortile (Qui sono presenti alcune pseudo-coppelle che altro non sono che punti in cui si imperniavano i cardini di un antico portone).
Di fronte a questo ingresso vi è un muretto di pietre cementate che nella parte superiore comprende tre lastre incise a coppelle e canaletti (Pos. 52 A, B, C). Un centinaio di metri più avanti, dopo l”ultima casa della frazione, la mulattiera diviene sentiero pedonale, svolta a sinistra e prosegue in salita. Su una delle pietre che costituiscono la pavimentazione verso valle, si nota una coppella incompleta per la rottura del sasso (Pos. 53). Si prosegue per circa 400 metri, poi il sentiero corre alla base di ampie emergenze rocciose; alla sommità di un basso affioramento verso valle si nota la presenza di una coppella isolata (Pos. 54) e poco oltre, verso monte, una croce incisa (Pos. 55).
Dopo un tratto pianeggiante, lungo circa 200 metri, sulla sinistra vi è una piccola emergenza rocciosa isolata (alta circa 60 cm) che alla sommità porta una coppella poco profonda (Pos. 56). Dopo un ulteriore tratto pianeggiante, sulla sinistra si nota un affioramento ricoperto da muschi, sul quale si nota una traccia di sentiero. Si segue questa diramazione e dopo circa 15 metri si raggiunge la Roccia n. 1.
Da questa si scende verso valle per un centinaio di metri e si raggiunge il piccolo affioramento della Roccia n. 3; circa 30 metri più a Nord si trova la Roccia n. 4. Mantenendosi sulla medesima quota e portandosi verso Sud si nota l”imbocco di un sentiero che prosegue nella medesima direzione incuneandosi fra rocce affioranti con pareti verticali (lato valle). Su una di queste (Pos. 58) si nota una grande incisione quadrangolare forse molto recente. Si prosegue verso Sud in leggera discesa; dopo quasi 400 metri, dove il sentiero è più ripido e vi si convogliano delle acque, si nota una piccola deviazione sulla sinistra (ossia verso valle) nel folto della vegetazione (cespugli e felci). A brevissima distanza dal sentiero principale è posta la Roccia n. 2.
Ancora dalla Roccia n. 1 si sale sul sentiero di crinale, che subito scende ad un piccolo ruscello; senza varcarlo, mantenendosi sulla sua riva destra, si sale leggermente e si incontra la Roccia n. 6. Si ritorna sul sentiero, si guada il ruscello e si sale nel bosco di castagni lasciandosi alle spalle un piccolo pianoro con una delimitazione quadrangolare formata da lastre verticali.
Verso monte, dopo una cinquantina di metri in salita, che diviene ripida, si incontra la Roccia n. 7. Da qui, salendo su una superficie scoscesa e superando un affioramento, si raggiunge la Roccia n. 11. Partendo dalla Roccia n. 7 e dirigendosi verso Nord, seguendo una lieve traccia pianeggiante, dopo un centinaio di metri si incontra una prominenza con qualche incisione (Roccia n. 10); proseguendo ancora e portandosi un poco verso valle, in una posizione panoramica e prominente si raggiunge la Roccia n. 12.
Da Rezzonico. Itinerario n. 2. – Dalla frazione Soriano si superano due tornanti; al terzo si lascia l”auto e si percorre la stradina che passa nell”abitato (sulla destra una lastra di pietra porta due incisioni rettangolari recenti). Senza superare una valletta in cui corre poca acqua, si sale raggiungendo la parte alta della frazione. Il sentiero si dirige verso Nord-Est (seguendo un corso parallelo a quello descritto nell”itinerario n. 1). Sulla destra si nota un piccolo affioramento con una coppella sommitale (Pos, 59); poco oltre vi è una cappelletta costruita sulla roccia. Da qui il sentiero scende leggermente e diviene poi orizzontale; su una pietra del muretto verso valle vi sono incisioni (piccole coppelle con canaletti; Pos. 60).
Il sentiero prosegue e porta al Dosso Rezzonico-Cremia; nel punto più alto, sulla sinistra, troviamo la Roccia n. 5. Da qui il sentiero tende a perdersi: verso monte si notano grandi superfici rocciose (che comprendono le Rocce incise n. 8, 9 e 13 vedi itinerario n. 3); proseguendo verso Nord si incontra la Roccia n. 6 (vedi itinerario n. 1).
Da Rezzonico. Itinerario n. 3 – Si supera la frazione Soriano fino al quarto tornante, dove termina un tronco di strada lungo circa 1200 metri; qui si lascia l”auto (quota 447). Si prende un sentiero in direzione Nord-Est per breve tratto in discesa, poi in lieve salita. Dopo circa 200 metri sulla destra, a breve distanza dal sentiero, è ubicata la Roccia n. 13. Si procede per poco più di 200 metri fin dove il sentiero diviene orizzontale.
Verso destra si nota la presenza di continui affioramenti rocciosi; un varco fra la vegetazione e fra gli spuntoni di roccia ci permette di portarci sulla parte sommitale del grande affioramento roccioso posto a valle del nostro sentiero. Qui si trova la Roccia n. 8 (localmente detta Sass Tajàa) e, qualche metro più a Nord, la Roccia n. 9. (R 8 è nettamente visibile per una spaccatura che la interessa; entrambe poi lo sono per la loro posizione prominente). Da qui, scendendo lungo l”affioramento in direzione Sud per poco più di 100 metri, si raggiunge la Roccia n. 14.
Dal sentiero principale, poco dopo la deviazione per raggiungere R8 e R9, si stacca sulla sinistra un sentiero ad andamento orizzontale e in direzione Sud-Ovest; dopo una cinquantina di metri si raggiunge uno spiazzo erboso con un capanno di caccia. Sul ciglio del pianoro si trova la Roccia n. 19. Girando attorno al capanno e salendo per pochi metri si incontra la Roccia n. 20 e, poco a Nord di questa, la Roccia n. 21.
Proseguendo ancora sul sentiero principale, circa 20 metri oltre R8 e R9, si nota una piccola pietra affiorante con una coppella (Pos. 61); più avanti si incontra una vallecola; la si supera scendendo leggermente e seguendo una traccia poco marcata. Poco dopo inizia un vasto affioramento; nella parte superiore, fra la vegetazione, troviamo una piccola roccia orizzontale con qualche incisione (Roccia n. 18); più a valle e poco oltre, verso la parte centrale del grande affioramento, la Roccia n. 11.
Il sentiero attraversa questo roccione nella sua parte alta; ad un tratto il passo sembra sbarrato da una emergenza (che il sentiero deve superare): è la Roccia n. 17.
Si ritorna alla vallecola sopra indicata e si segue il sentiero in salita che ci porta ad un fabbricato rustico poco sotto ad un pianoro. Si oltrepassa quest”ultimo (quota 500 circa) e si scende nel bosco (che qui è quasi libero dalla vegetazione arbustiva). Si incontra la Roccia n. 16 (un lastrone in media pendenza che non emerge dal suolo); verso Sud, quasi alla medesima quota, troviamo la Roccia n. 22. Qualche decina di metri ancora più a Sud, ad un livello lievemente più alto, incontriamo nuovamente la Roccia n. 17 (vedi sopra).
Variante per Pian di Cée. Dal pianoro a quota 500 (vedi sopra) si segue un sentiero/mulattiera che corre in leggera salita in direzione Sud (si tratta della strada che da Vezzedo porta a Gallio); la si segue fino al suo punto più alto. Qui inizia un sentiero che sale verso monte per poi girare in direzione Nord. Si passa sotto alle due linee di alta tensione, poi si prende un sentiero sulla sinistra che accompagna ad un pianoro in parte boscato e in parte pratoso; qui sorge la Cascina Pian di Cée (quota 550). Nella parte meridionale, fra giovani piante d”alto fusto, affiorano diversi massi incisi (R 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32). A una quota
leggermente maggiore si trova la Roccia n. 33.
Da Cremia. Itinerario n. 4 – Dalla Strada Regina, frazione S. Vito, si sale a Vignola (sede comunale) proseguendo per Cheis; si segue la strada pianeggiante che porta ad un piazzale di sosta.
A piedi si prosegue superando la profonda Valle Vezzedo e si raggiunge la frazione omonima. Nell”abitato si notano varie incisioni recenti (poco leggibili) su rocce affioranti e su pietre del lastricato. A valle di un piccolo vigneto, sotto una cappellina dedicata alla Madonna, affiora la Roccia n. 23. Si prosegue verso Sud superando la Valle delle Vacche e si sale per un comodo sentiero, spesso limitato da muretti a secco, attraverso un bosco di castagni.
Lungo il percorso, circa 40 metri a monte della strada, si nota un affioramento a dorso di balena, dalla superficie molto ripida; è inciso nella sua parte superiore (R 25). Si raggiunge poi una scala intagliata nella roccia (fig. 5); poco oltre, al termine dell”affioramento, si trova la Roccia n. 24. Più avanti ancora (65 metri circa) ad una decina di metri dal sentiero, sulla sinistra, vi è un dosso panoramico (non facile da individuare a causa della fitta vegetazione) con incisioni: è la Roccia n. 15. Procedendo verso Sud si raggiunge la zona centrale del Dosso (R 1, 3, 4).
DESCRIZIONE DELLE ROCCE INCISE
Roccia n. 1 – Tav. II – Figg. 6, 7, 8, 9
E’ ubicata su una piccola emergenza del dosso; una posizione che possiamo definire
importante in quanto si trova all”incrocio di due percorrenze: il sentiero, ancora utilizzato, che unisce le frazioni di Soriano e Vezzedo e un sentiero che segue una costa appena pronunciata che proviene da valle e prosegue verso monte.
E’ un affioramento poco emergente, liscio e ondulato, che si estende per 13 metri da monte a valle (di cui 8,5 incisi) e per 8 metri in larghezza. Ha una pendenza lieve e irregolare. All”estremità superiore si notano tre piccole coppelle; seguono 4 metri senza incisioni, poi inizia una serie complessa di coppelle e canaletti.
Sono frequenti le coppie di coppelle unite da un singolo canaletto; in qualche caso esse sono disposte sul medesimo piano, in altri su due piani diversi tanto che un eventuale fluido versato nella superiore scorrerebbe nel canaletto fino a quella inferiore. Interessante è la presenza, nella parte alta, di una grande coppella del diametro di circa 30 cm da cui si diparte un canaletto che porta a coppelle più piccole.
Altre coppelle sono leggermente distaccate e non hanno solchi che le uniscano alle precedenti. Più in basso alcuni piccoli gruppi di coppelle unite da canaletti e, poco sotto, un ”sistema” formato da due coppelle che confluiscono in un intaglio orizzontale abbastanza profondo e lungo 80 cm. Dopo un altro gruppo di 4 coppelle troviamo l”incisione di un profilo umano e, poco sotto, vicino al limite inferiore dell”affioramento, delle lettere incise dal significato alquanto dubbio.
Nella parte centrale troviamo alcuni gruppi di coppelle mentre, nella parte inferiore verso la destra di chi guarda dal basso, compaiono delle incisioni lineari che sembrano voler rappresentare due piccoli galli vicini ad una figura rettangolare. Ancora più a destra piccole coppelle e segmenti incisi che disegnano una figura che potrebbe essere definita antropomorfa (fig. 9).
Poco sotto, una serie di 4 intagli fusiformi, che difficilmente potrebbero essere ritenuti ”affilatoi”. All”estremità destra dell”affioramento, in posizione mediana ed inferiore, la roccia presenta una inclinazione molto pronunciata; nella parte più alta è presente un gruppo di coppelle, quattro delle quali sono unite da canaletti che disegnano i bracci di una croce (fig. 8), ed una serie di incisioni lungo la linea di massima pendenza. Alcuni solchi sono interessati da linee trasversali che sembrano disegnare delle croci. Particolarmente fitte sono queste incisioni nella parte bassa verso destra.
Irregolarmente distribuite sulla roccia vi sono alcune croci che potrebbero essere attribuite alla presenza cristiana; una è vicinissima ad una coppia di coppelle (fig. 7); una è inscritta in una figura lineare scutiforme, mentre altre sembrano del tutto indipendenti dalla presenza delle incisioni più antiche.
Secondo il tipo di incisione e secondo l”usura degli spigoli, coppelle e canaletti sono certamente i segni più antichi. Più recenti appaiono le incisioni parallele (alcune con bracci trasversali cruciformi) e la figura antropomorfa. Forse appartenenti all”epoca alto-medievale le incisioni dei galli, del profilo umano e delle scritte.
8 metri a monte del limite superiore della Roccia n. 1, su una piccola emergenza rocciosa compare una coppella isolata (Pos. 62). (Bibl.: A. Pozzi, 1995).
Roccia n. 2. – Tav. III – Fig. 10
E’ ubicata ad una certa distanza da tutte le altre, lungo il sentiero inferiore che si stacca dal costone principale nella zona dove si trovano R 3 e R 4. E’ lunga metri 5 e larga poco più di 2. La quasi totalità delle coppelle sono ripartite in due gruppi, separati da un piccolo avvallamento-fessura naturale. Il gruppo più numeroso, in posizione meridionale, mostra coppelle discretamente profonde e ubicate sul medesimo piano, unite da canaletti. Se in esse viene riversato un fluido, questo si distribuisce raggiungendole tutte. Nella parte settentrionale invece compaiono conche per lo più indipendenti l”una dall”altra. Nella parte occidentale e centrale dell”affioramento sono presenti tre altre coppelle (a quote inferiori rispetto ai due gruppi descritti).
(Bibl.: A. Pozzi, 1995).
Roccia n. 3.
E’ ubicata a valle di R 1 ed a breve distanza di R 4. Si tratta di un modesto affioramento sul quale compaiono due solchi paralleli che potrebbero essere stati provocati da ripetuti passaggi di carri o di slitte (l”incisione potrebbe però essere dovuta all”azione esaratrice dei ghiacciai quaternari). Fra le due linee compare una incisione di tipo vagamente floreale e, più a valle e al limite dell”affioramento, una incisione semicircolare (canale di raccolta di acque?). La roccia è stata descritta e studiata negli anni scorsi (P. Blockley, G. Frigerio, C. Niccoli, 1995).
Roccia n. 4. – Tav. IV – Figg. 11, 12
E’ un vasto affioramento, ubicato a breve distanza da R 3 in direzione Nord, la cui sezione monte-valle descrive una serie di ondulazioni che terminano in una conca in parte naturale. A brevissima distanza verso destra corre un ruscello (il medesimo che passa vicino a R 6).
Le incisioni compaiono nella parte centrale e inferiore: fra esse una serie di coppelle su una superficie a sensibile pendenza, non bene definite e non adatte a contenere liquidi. Poco sotto troviamo una lieve depressione che confina con una linea trasversale che definisce l”inizio della parte più ripida dell”affioramento. Su quest”ultima sono ben visibili 5 canaletti (uno dei quali si divide in due) poco profondi che seguono la linea di massima pendenza; sembrano atti a convogliare modeste quantità di acqua. Una coppella più grande compare all”estremità destra (per chi guarda dal basso) della citata depressione.
Verso il centro vi è una incisione subrettangolare che potrebbe essere del tutto indipendente dalle altre e molto più recente.
Alla base dell”affioramento si nota una piccola conca, aperta verso valle. Sulla parte sinistra vi sono 5 coppelle poco profonde che disegnano un arco di cerchio; poco oltre una incisione più marcata a forma di ferro di cavallo. Nella parte opposta al limite destro della roccia, nella parte bassa, si notano alcune scritte: due volte la lettera ”C”, una volta la cifra ”4” ed altri segni lineari, angolati o curvi (una parte dell”incisione sembra essere stata asportata dall”erosione o dalla rottura della superficie rocciosa).
Nella parte alta la Roccia 4 confina con il sentiero che da Vezzedo sale al dosso e prosegue per Soriano ad una quota inferiore del percorso principale, in direzione della Roccia n. 2. In prossimità di R 4 il sentiero costeggia l”affioramento nella sua parte più alta, per scendere leggermente in direzione Sud. Qui (parte sinistra alta) vi sono due incisioni ovoidali, larghe circa 20 cm, vicine ma a quote diverse come se fossero due gradini per facilitare l”accesso alla parte superiore dell”affioramento. La vicinanza del ruscello induce a pensare che da esso venisse attinta dell”acqua per farla scorrere nei canaletti fino a riempire la conca sottostante.
10 metri a monte dell”affioramento, sulla sinistra, vi sono due piccoli spuntoni di roccia; su quello meno prominente si notano due coppelle, una delle quali abbastanza profonda.
(Bibl.: A. Pozzi, 1995, 1996).
Roccia n. 5. – Tav. V – Fig. 13
Si trova nella parte alta e meridionale del Dosso, lungo il sentiero che dalla parte superiore di Soriano raggiunge la zona delle rocce incise (Itinerario n. 2). E’ posta in posizione sommitale, è lunga 7 metri e larga 5. Nella parte alta mostra coppelle di diverse dimensioni; una abbastanza grande ed altre piccole sono state approfondite con strumenti metallici e presentano una sezione cilindrica. Su tutta la roccia sono frequenti le croci, alcune incise con bordi irregolari ed altre con bordi netti, ottenuti usando strumenti metallici taglienti. In alcune croci la parte basale si divide in due rami divergenti, in qualche caso descrivendo un arco di cerchio, quasi a raffigurare una figura antropomorfa a gambe divaricate.
All”estremità nord-occidentale compare una incisione abbastanza profonda, trapezoidale che prosegue verso il basso (limite dell”affioramento) formando dei micro-gradini (dimensioni 38 cm; larghezza dell”incisione: da 8 a 14 cm). Molto chiare alcune lettere in carattere maiuscolo: EM, P e PV; vicino a queste ultime troviamo una scritta incisa: ”W 1919” eseguita probabilmente da ragazzi locali chiamati al servizio di leva.
Roccia n. 6 – Tav. VI – Figg. 14, 15, 16
E’ situata poco sopra R 1, sulla riva destra del ruscello che solca il dosso. E’ un affioramento dalla superficie liscia e alquanto ondulata, lungo 22 m e largo fino a 8 m. Nella parte alta e media compaiono poche incisioni: alcune coppelle, due croci e un canaletto incompleto che scende verso destra (per chi guarda dal basso). Seguendo la linea dorsale dell”affioramento, nella parte medio-bassa troviamo 5 coppelline poco profonde, disposte in cerchio, che disegnano una ”rosetta” senza centro. Segue un tratto di 4,5 m senza incisioni, dopodiché compare una importante serie di coppelle distribuite lungo una doccia, dovuta all”azione abrasiva del ghiacciaio, che incontra alcune lievi fessure strutturali. Le coppelle (alcune delle quali del diametro di 10 cm) si allineano lungo il fondo della doccia e delle fessure che, nell”insieme, sembrano qui sostituire i canaletti artificiali che su altre rocce consentono il defluire di un liquido da una coppella all”altra.
Non mancano brevi canaletti incisi intenzionalmente che uniscono fra loro alcune coppelle. Nella parte bassa notiamo la presenza di una conca lunga 45 cm e altre coppelle, anche di dimensioni medio-grandi. Sono presenti tre croci ed alcune incisioni dal significato sconosciuto.
Alla parte alta della serie di coppelle allineate si affianca una incisione particolare:un piccolo foro centrale contornato da una circonferenza sottile del diametro di 10 cm. Questa figura può ricollegarsi forse a figure analoghe, reperibili in varie parti dei rilievi alpini, eseguite in epoca recente per stabilire un punto fisso per rilevamenti topografici.
Nella parte inferiore dell”affioramento sono presenti diverse lettere dell”alfabeto, alcune in carattere maiuscolo e altre in minuscolo, di tipo arcaico. Ancora più in basso vi sono due lettere (C e B) di incisione più recente.
Roccia n. 7 – Tav. VII, VIII/a, VIII/b – Figg. 17, 18, 19, 20, 21
E’ la roccia che offre il maggiore interesse per la varietà dei segni che porta. E’ ubicata a monte della zona pianeggiante del dosso e sovrasta R 1 e R 6 (vedi itinerario n. 1).
Si tratta di un affioramento a dorso di balena, lungo circa 20 metri e largo fino a 8. E’ incisa su quasi tutta la superficie, per una lunghezza dall”alto di metri 17,5 (la parte inferiore è molto ripida e non porta incisioni).
Nella parte superiore sono presenti 7 coppelle (gruppo 1); alla loro sinistra (per chi guarda dal basso) troviamo due croci piccole ed una più grande (altezza cm 23) il cui braccio inferiore, più lungo, prosegue in un canaletto ad andamento irregolare.
Segue un secondo gruppo di 10 coppelle; alcune di esse sono vagamente allineate; ad esse segue (dopo breve stacco) un canaletto che, pur interrotto, si prolunga per m 1,70; a lato, una coppella e subito sotto una seconda, che si inserisce nel canaletto (dopo una breve interruzione). Sotto al secondo gruppo di coppelle ed a lato del canaletto troviamo una serie di linee ad andamento irregolare; fra esse si inseriscono delle croci, di cui una vagamente antropomorfa. Segue un terzo gruppo di coppelle; da quella più grande, a monte, si dipartono due canaletti. Sono presenti 4 croci. Dalla coppella grande le incisioni si aprono a ventaglio e divengono sempre più complesse. Verso sinistra, dopo una superficie senza incisioni, compare una serie di 4 croci, tre delle quali inserite in una figura rettangolare (alta 25 cm). Al centro della grande roccia vi è una scritta molto netta ”MC” e poco sotto un numero abbastanza bene leggibile: ” 1889”. In questa parte compaiono croci ed incisioni definibili ”antropomorfi a ø”. Sotto questo complesso gruppo di figure troviamo disegnato (incisioni rettilinee poco profonde) un grande rettangolo che in alto è largo m 1,1 per allargarsi in basso a m 1,30; la sua altezza (lungo la linea di massima pendenza) è di m 1,7.
All”esterno e soprattutto al suo interno troviamo diverse croci, alcune vagamente antropomorfe. Sempre all”interno anche una lettera ”B”. Sulla sinistra altre croci di tipo cristiano. Al centro dell”affioramento, poco a destra del grande rettangolo, si notano delle strane figure; alcune sembrano delle lettere maiuscole, altre disegnano linee unite ad angoli retti. Fra queste appare una immagine che richiama la forma di una bottiglia con il fondo piatto e il collo stretto. Seguono, verso il basso, altre incisioni appena accennate e di difficile lettura.
Nella parte destra dell”insieme figurativo aperto a ventaglio troviamo una serie di canaletti ad andamento lineare o vagamente ondulatorio; a fianco due croci, una coppella ed altri segmenti rettilinei. I canaletti si sviluppano per una lunghezza di quasi tre metri, sfiorando il limite destro dell”affioramento. Nella parte inferiore di questo insieme di figure compare il quarto gruppo di coppelle (in numero di 18). Fra queste, una piccola incisione che richiama l”uomo balestra o a trottola (tav. VIII/a) descritto da Astini (1973) che lo ha trovato sopra Luino (Varese); figure analoghe compaiono anche in Val Solda (Como) (Pozzi, 1996).
All”estremità destra della roccia troviamo una figura di grande interesse: un antropomorfo scutiforme (fig. 21 – tavv. VIII/a, VIII/b). Sotto questa figura, sempre sulla destra, segue una serie complessa di incisioni: canaletti ad andamento rettilineo che descrivono angoli retti ed acuti; un antropomorfo “a ø”, croci, piccole coppelle.
Per facilità espositiva consideriamo chiusa la porzione descritta, allargata a ventaglio. La base di questo è caratterizzata da una netta riduzione di pendenza della superficie rocciosa; si viene qui a formare una conca poco profonda, chiusa verso valle da una emergenza lievemente convessa. In questa zona, sulla destra, troviamo una croce con la base ripartita (come la figura descritta in R 5), una lettera ”B” e una ”S” (quest”ultima dai contorni netti). All”estremità sinistra vi è una depressione che, se viene riempita d”acqua, disegna una figura a forma di bottiglia (come quella descritta sopra).
Al centro e sulla emergenza convessa, un quinto gruppo di coppelle (una quarantina) di cui cinque coppie unite due a due da canaletti.
Sotto alla parte sinistra si notano delle lettere maiuscole male leggibili insieme ad una croce e ad un antropomorfo “a ø”.
Seguendo l”andamento della superficie rocciosa, nella parte destra troviamo due croci e, poco sotto, una serie di canaletti dall”andamento ancora più strano: sono linee rette e curve che si dividono e si dirigono verso il basso, alcune riunendosi come in una confluenza. Da osservare che in due punti queste linee/canaletti si incontrano verso l”alto. La loro posizione reciproca non consente di ipotizzame la funzione, in quanto non si tratta certo di canaletti atti a far defluire dei liquidi da una coppella all”altra. Sulla destra di questo gruppo di linee compare un ultimo antropomorfo ”a ø”.
Roccia n. 8 – Tav. IX – Figg. 22, 23
E’ ubicata in posizione dominante (come R 9) al sommo del grande affioramento che si costeggia superiormente seguendo l”itinerario n. 3. Localmente è detta ”Sass Tajàa” in quanto attraversata da una fessura obliqua che, sul piano alto, divide in due zone la superficie incisa. La parte meridionale porta una quarantina di coppelle, alcune delle quali unite due a due da canaletti. Il masso presenta una parete verticale verso valle, mentre la parte opposta è meno ripida e ha altre coppelle (una coppia, tre coppelle piccole e una conchetta allungata). Una coppellina isolata è presente vicino all”estremità meridionale, ad un livello molto inferiore rispetto al gruppo sommitale.
Sulla parte settentrionale del masso, oltre la fessura, compare un gruppo di una quindicina di coppelle. Tre di esse sono unite formando un triangolo ed a questo si collegano, per mezzo di canaletti, una quarta coppella isolata ed un gruppo di due. Sono presenti anche conche allungate poco profonde.
(Bibl.: F. Calvino, 1996).
Roccia n. 9 – Tav. X – Figg. 24, 25
Pochi metri a Nord di R 8 troviamo un”altra emergenza rocciosa, subpianeggiante nella parte superiore, su cui si nota la presenza di due gruppi di 3 coppelle (allineate ma distanziate); a circa 3 metri verso Nord-Est vi è una serie di 11 coppelle che formano un allineamento non rettilineo, ma che segue la linea più profonda di una piccola doccia. Esso sembra orientarsi verso il ramo lecchese del Lago di Como. A monte di questo allineamento vi sono coppelle sparse, fra le quali compare la scritta ”W 1914”, una lettera ”P” e due croci.
Roccia n. 10
Si trova su un piccolo promontorio isolato, un centinaio di metri a Nord di R 7 (quasi alla medesima quota). Si nota una coppella sul punto più elevato dell”affioramento ed alcune conche incise poco a valle (in direzione del lago) che si perdono fra fessure naturali. Sarebbe di scarso interesse se non fosse per la posizione dominante della piccola emergenza.
Roccia n. 11 – Tav. XI
Si trova sul vasto affioramento a Nord della vallecola indicata nell”itinerario n. 3, un poco a monte di R 7. A valle di una vistosa fessura troviamo 4 grandi coppelle (diametro circa 15 cm) unite due a due da canaletti; vicino a queste, un gruppo di 9 coppelle, oltre a due poco profonde e ad una piccola conca. A poco più di un metro verso valle, un gruppo di 3 coppelle; a meno di due metri dal primo gruppo delle 4 grandi coppelle, in direzione Nord, vi è una conca subtriangolare con alcune piccole coppelle; più avanti, due coppelle unite da un canaletto.
Roccia n. 12
E’ una piccola emergenza che si raggiunge da R 10 portandosi in direzione del lago e superando un lieve pianoro coperto da fitta vegetazione. Troviamo una coppella sommitale, alcune incisioni naturali (una delle quali sembra allargata intenzionalmente) e, poco oltre, un gruppo di 6 piccole coppelle, di cui una oblunga. Come per R 10 questa roccia è ben poco interessante, salvo che per la posizione; infatti la parte incisa si trova nella parte alta di un costolone di roccia seguendo il quale l”occhio corre alle vette dei Monti Legnone e Legnoncino.
Roccia n. 13 – Tav. XII/a
Si trova all”inizio del percorso descritto nell”itinerario n. 3. E’ una emergenza rocciosa che rappresenta il culmine di un più vasto affioramento. Nella parte sommitale la superficie si presenta convessa e leggermente inclinata verso valle. Troviamo qui un gruppo di 24 coppelle (oltre ad altre conchette poco profonde) che sembrano costituire almeno 6 allineamenti vicini, ad andamento lievemente curvo; a valle di questi ed a lato di uno di essi notiamo una fessura ad andamento irregolare che disegna angoli retti e che è stata approfondita intenzionalmente. Poco oltre, in direzione Nord, una conca larga 15 cm, aperta verso valle. A monte del primo gruppo si notano due canaletti incisi su una paretina molto ripida, rivolta a monte; due coppelle del diametro di circa 8 cm si trovano nella parte alta: una alla sorgente del primo canaletto, l”altra fra questa e l”inizio del secondo canaletto.
Roccia n. 14 – Tav. XII/b
E’ situata nella parte meridionale e medio-bassa del grande affioramento sotto R 8 e R 9 (vedi itinerario n. 3). Si tratta di un gruppo di 9 coppelle incise su una superficie emergente, posta poco a valle di uno spuntone leggermente più alto. Alla distanza di m 4,5 verso monte, dove la superficie rocciosa inizia a diventare ripida, vi sono due vaschette scavate intenzionalmente. La prima, inferiore, è triangolare e lunga 25 cm; la seconda, poco sopra, è trapezoidale (lunghezza massima 40 cm, larghezza poco più di 20 cm). Entrambe sono intagliate nella superficie rocciosa a forte pendenza e sono adatte a contenere poca acqua (profondità 3-4 cm). Dato che in tutto il territorio non si osservano conche simili, scavate dall”uomo per motivi pastorali (come ad esempio per contenere del sale), è possibile ipotizzare che siano coeve delle coppelle e legate ad esse nella loro funzionalità.
Roccia n. 15
E’ ubicata sul versante di Vezzedo, lungo il sentiero che sale al dosso (itinerario n. 4), su un piccolo promontorio costituito da un gruppo di rocce bene lisciate dal ghiacciaio, in posizione dominante. Su uno di essi compare la scritta ”33 CC” ed alcune lettere poco decifrabili (forse ”ECL” rovesciate come in uno specchio). A poco più di un metro dalla prima scritta vi sono 6 coppelle vicino ad una infossatura rettangolare (larga 18 cm). Su una seconda roccia affiorante compaiono lettere più chiare e recenti (forse limite di comune).
Roccia n. 16
Ci troviamo nel folto del castagneto, nella parte alta della zona in questione; si raggiunge questa roccia seguendo l”itinerario n. 3. E’ un lastrone liscio, di media pendenza, che non emerge dal livello del suolo circostante. Presenta due incisioni piediformi, lunghe quasi 30 cm e distanziate di un metro.
Sembrano le impronte lasciate da una persona che saliva lungo la linea di massima pendenza; sono profonde 5 cm.
Roccia n. 17 – Tav. XIII/a – Fig. 26
Poco sotto la precedente, in direzione Ovest; è un costolone roccioso, limitato da paretine verticali, che si prolunga verso monte e verso valle. Il punto in cui compaiono le incisioni rappresenta una specie di sbarramento del sentiero (itinerario n. 3), Sulla superficie più alta, ad andamento orizzontale, notiamo tre coppelle, unite da un canaletto, vicine ad una croce bene pronunciata, con i 4 bracci larghi 5 cm e di uguale lunghezza; a monte di una piccola fessura vi è una seconda croce e due linee brevi poco profonde.
Verso Nord la superficie orizzontale è bruscamente interrotta da una paretina verticale, alta 60 cm, che alla sua base forma una specie di gradino. Sulla parte piana di questo vi è una coppella grande (diametro 12 cm), altre più piccole e un”altra croce. La medesima paretina, che prosegue verso monte per oltre due metri, porta delle incisioni sul piano verticale, che disegnano delle linee leggermente curve ed angolate, che potrebbero forse rappresentare il profilo dei monti che da questa posizione si vedono sull”altra sponda del Lago di Como. Compaiono poi altre incisioni verticali, con piccole conche alle estremità, che ricordano le linee descritte in R 1, alla estrema destra.
Roccia n. 18
Si trova lungo il sentiero orizzontale alto descritto nell”itinerario n. 3, poco dopo il passaggio della piccola valle. E’ una piccola emergenza rocciosa posta su una superficie pianeggiante fra il sentiero e i vistosi spuntoni di roccia che rappresentano la parte alta dell”affioramento che comprende R 11. Porta 7 coppelle ripartite in vari spazi definiti da fessure naturali; un canaletto lungo 40 cm si stacca dalla coppella più grande.
Roccia n. 19
E’ uno spuntone isolato sul ciglio di un piccolo pianoro (vedi itinerario n. 3). Porta 9 coppelle nella parte più alta, quasi pianeggiante; si notano numerose fessure, alcune delle quali ampliate intenzionalmente e collegate ad una coppella.
Roccia n. 20 – Tav. XIV
E’ un vasto affioramento poco emergente dal suolo circostante, ubicato a monte di R 19. La superficie incisa è lunga 11 metri e larga 3 nel punto massimo. La parte alta rappresenta il termine, verso valle, di un piccolo pianoro; le prime incisioni si osservano su una superficie liscia, in leggera contropendenza; qui compaiono 8 croci, alcune coppelle e qualche altro segno poco evidente.
Segue un tratto senza incisioni (lungh. m 1,5) che comprende il punto più elevato dell”affioramento. Su una seconda lieve emergenza compare una coppella isolata; da qui la pendenza è continua con lievissime ondulazioni. Nei tre metri che seguono alla coppella si osservano delle incisioni poco marcate: due segmenti a ”L”, altri segmenti che si incrociano disegnando un piccolo rettangolo, alcune croci e segni a ”V” e a ”Y”.
Poco oltre, dopo una coppella isolata, si nota un primo gruppo di 8 coppelle (tre delle quali aperte verso valle); segue un tratto interessato da lievi fessurazioni della roccia lungo le quali vi sono coppelle di dimensioni diverse, ripartite in gruppi. Sulla sinistra, fuori dal ventaglio delle fratture, vi sono 4 coppelle (tre poco profonde); segue un gruppo di 15 coppelle (una delle quali larga 12 cm), accompagnate da altre più piccole e poco marcate, a destra delle quali si nota una croce. Segue un quarto gruppo di 24 coppelle (fra cui una di 19 mm di diametro) alcune delle quali unite da canaletti. Sulla destra un altro gruppo di 4 coppelle vicine ad una incisione ovoidale, larga 8 cm, aperta verso valle e seguita da una incisione della medesima larghezza ma scavata a piccoli gradini successivi. Questa figura richiama una analoga incisione descritta in R 5.
Roccia n. 21 – Fig. 27
Pochi metri a Nord-Est di R 20 troviamo questa emergenza che richiama la precedente come forma, anche se è più piccola e meno ricca di incisioni. La sua parte superiore è vicina alla zona alta di R 20, dalla quale si divarica lievemente. Nella parte a monte compare una croce; segue un tratto in salita, lungo m 2,80 senza incisioni. Nel punto più alto vi è un gruppo composto da due coppelle grandi e da 4 piccole; poco più a valle un altro gruppo di 4 coppelle.
Roccia n. 22 – Tav. XIII/b
Si trova nella parte settentrionale, vicina a R 16 e R 17 (itinerario n. 3). E’ un affioramento poco emergente, lungo poco più di 8 metri. Nella parte alta si osservano tre coppelle (di cui una subrettangolare); sulla sinistra un gruppo costituito da una croce a braccia larghe, accompagnata da tre coppelle. Sulla destra un gruppo di 9 coppelle, una delle quali allungata come se fosse un insieme di tre conche unite. Segue una superficie liscia e lievemente pendente senza incisioni. Nella parte inferiore dell”affioramento compaiono dei segni che possono essere intesi come lettere e numeri: ”GSS” leggibile per chi si trova sulla roccia e guarda verso valle; ”3” vicino ad una ”U”rovesciata e una doppia ”C” (leggibile per chi si trova a valle).
E’ evidente che i gruppi incisi nella parte alta non hanno alcun riferimento o legame con le scritte inferiori.
Roccia n. 23
Si trova nell”abitato di Vezzedo, alla base di un piccolo vigneto (itinerario n. 4). E’ una roccia di modeste dimensioni, tagliata verso valle per favorire il passaggio (siamo su una delle percorrenze che legano Vezzedo al dosso e a Soriano). La superficie incisa è lunga quasi m 2,5; inizia, dall”alto, con una coppella media (diametro 8 cm) affiancata da due più piccole e da una incisione a zig-zag; poco sotto troviamo un gruppo di coppelle quasi tutte allineate entro una stretta fascia che segue la linea di massima pendenza. Sotto a queste compaiono delle incisioni interpretabili come lettere (leggibili solo una ”P” e un gruppo ”ALP”). Seguono alcune coppelle, di cui una inserita in un canaletto lungo circa 90 cm, che termina in una grande coppella ovoidale (largh. 14 cm). Questa è aperta verso il basso e, mediante un breve canaletto, fa defluire eventuali liquidi sulla parete verticale ottenuta mediante scalpellatura della roccia.
La situazione indurrebbe a ritenere che coppelle e canaletti siano coevi al taglio verticale operato per migliorare il passaggio sul sentiero.
Roccia n. 24
Seguendo l”itinerario n. 4, poco prima di raggiungere il dosso, il sentiero si inerpica per una scala intagliata nella roccia (fig. 5); superata questa, al termine dell”affioramento, sulla destra vi è una paretina quasi verticale. Poco sopra al piano di calpestio si nota un disegno di tipo floreale raggiato, sotto il quale vi è la scritta ”G BRP” seguita da una lettera poco leggibile (”I” ?); sotto la scritta compare molto chiara la data ” 1689”.
Roccia n. 25
Questo affioramento a dorso di balena è ubicato in posizione mediana fra Vezzedo e il Dosso (vedi itinerario n. 4). Due coppelle e tre canaletti, uno dei quali termina in una conca dai contorni irregolari.
Gruppo di Pian di Cée (vedi Variante all”itinerario n. 3).
Roccia n. 26 – Tav. XV/a – Fig. 28
E’ un affioramento vistoso, al limite del pianoro. Nella parte alta mostra alcune coppelle distribuite sul ciglio superiore insieme a tre conchette irregolari. La roccia è attraversata dall”alto al basso, lungo la linea di massima pendenza, da una striscia chiara lunga 5 metri e larga circa 30 cm, lisciata dall”usura.
In prossimità della sua parte alta è presente una venetta quarzosa serpentiforme.
Roccia n. 27 – Tav. XVI – Figg. 29, 30
Vasto affioramento ubicato 6 metri a Nord-Ovest di R. 26. Nella sua parte bassa si nota una serie di canaletti con coppelle, gran parte delle quali concentrati sulla sinistra; dopo una ondulazione della roccia compaiono altri tre canaletti ed una serie di coppelle poco profonde, raggruppate entro una stretta fascia. Più a monte vi sono altre numerose coppelle di dimensioni diverse.
Roccia n. 28 – Tav. XVII – Fig. 31
Rappresenta la continuazione del precedente affioramento; è lungo circa 6 metri e comprende numerose coppelle distribuite senza ordine apparente. Verso sinistra si notano alcune coppelle grandi e poco profonde, allineate lungo una doccia naturale.
Rocce n. 29, 30, 31, 32 – Tav. XVIII, XIX
Costituiscono una serie di affioramenti paralleli e vicini, sulla destra, a R 27 e R 28. Hanno numerose coppelle di dimensioni diverse; nella parte sinistra di R 30 si ripete la serie di coppelle grandi e poco profonde scavate lungo una doccia, come in R 28.
Agli affioramenti sommariamente descritti si aggiungono diverse emergenze di limitate dimensioni, sparse sul pianoro, che comprendono piccole serie di coppelle (più numerose nelle immediate vicinanze del gruppo R 27 – R 28).
Poco sopra alla cascina è presente un affioramento a discreta pendenza che porta un canaletto lungo oltre un metro.
Roccia n. 33 – Tav. XV/b
E’ ubicato al centro di un piccolo pianoro a quota 575 circa, subito sopra Cascina Pian di Cée. Mostra diverse coppelle abbastanza grandi ma non molto profonde.
Oltre alle superfici incise descritte, alle quali altre potranno aggiungersi a seguito di ulteriori indagini, ho riscontrato numerosi piccoli affioramenti e singole pietre che portano segni lasciati intenzionalmente in periodi molto diversi.
Indico qui solo le più importanti, definendole con il termine di ”Posizione” seguito da un numero dal 51 in avanti. Molte non vengono nemmeno citate in quanto non sembrano mostrare interesse al fine della presente ricerca.
Non ne do quindi un elenco dettagliato, anche perché diverse di esse sono già state sommariamente descritte nel paragrafo dedicato agli itinerari.
Diverse singole croci, poi, sono presenti anche fuori dell”area della nostra indagine, fra il dosso Rezzonico-Cremia e la riva del lago.
TIPOLOGIA DEGLI AFFIORAMENTI ROCCIOSI E DELLE INCISIONI
Le rocce incise descritte, o almeno una parte di esse, possono essere raggruppate in tipologie differenti, alcune delle quali comuni ad altre zone dell”arco alpino. Diversi affioramenti del Dosso Rezzonico-Cremia hanno una forma definibile ”a dorso di balena”: alcuni sono poco convessi ed altri lo sono di più. Come abbiamo già detto sopra, le emergenze rocciose in molti punti formano delle piccole dorsali orientate proprio verso le due vette più appariscenti che si innalzano sulla riva opposta del Lario: il Legnone e il Legnoncino che, per la loro forma piramidale, non passano inosservate.
Gli affioramenti che possiamo riunire in un primo gruppo hanno una coppella nel punto più alto (o vicino ad esso); le altre incisioni seguono a valle, spesso con qualche zona intermedia non incisa. Fra i più estesi vi sono R 6, R 7 e R 20; il fenomeno poi si ripete, ridotto ai minimi termini, in alcune emergenze in cui alla coppella sommitale seguono incisioni appena accennate (R 10, R 12). Su alcune, come R 7 e R 20, le incisioni si allargano a ventaglio aprendosi e moltiplicandosi verso il basso della superficie rocciosa.
Nel caso di R 1 vi è una coppella grande, bene visibile, che per dimensioni si differenzia molto dalle altre. Questa caratteristica è abbastanza frequente nelle rocce incise del territorio, ed anche al di fuori di esso.
R 14 si differenzia da tutte le altre rocce: ubicata nel maggiore affioramento roccioso (che culmina verso l”alto con R 8 e R 9), presenta un gruppo di 9 coppelle alla sommità di una piccola emergenza; alla distanza di oltre 4 metri verso monte compaiono due vaschette scavate intenzionalmente su una zona a pendenza abbastanza accentuata. La funzione di questi piccoli contenitori sembra strettamente legata alla presenza delle coppelle, se si accetta l”idea che vi si praticassero riti legati all”acqua (le vaschette costituiscono una modesta riserva di acqua piovana che poteva essere attinta e riversata nelle coppelle).
Interessante è la forma e la posizione dominante di R 8 e R 9 (al sommo del grande affioramento sopra ricordato) che, con il loro aspetto vagamente cubico, richiamano i massi-altare frequenti nella zona prealpina ed alpina.
* * *
Su gran parte delle rocce descritte le coppelle possono presentarsi isolate oppure a gruppi, il che non dovrebbe essere senza significato. Su alcune rocce (R 4 e soprattutto R 13) formano degli allineamenti ad andamento curvo. Frequenti (su molte rocce) sono le coppie di coppelle legate da un breve canaletto (in genere rettilineo ma spesso anche curvo); su R 7 vi è un gruppo di tre coppie di coppelle con canaletti curvi e paralleli. In R 6, R 9, R 28 e R 30 alcune coppelle si allineano lungo una depressione naturale (doccia).
Su R 8 invece troviamo un gruppo di tre coppelle equidistanti che disegnano un triangolo, riunite da solchi un poco meno profondi di esse. In R 6 vi sono 5 coppelline poco profonde, disposte in cerchio.
Comunque i gruppi di coppelle e canaletti sia per forma e distribuzione, sia per il tipo di incisione (assenza di spigoli vivi e di incavi a pareti verticali o comunque profondi) sono da considerarsi più antichi degli altri segni incisi. La loro posizione spesso legata a superfici piane o a lieve pendenza suggerisce l”idea che siano state scavate per accogliere dei liquidi, che in diversi casi possono passare dall”una all”altra. Nel caso di R 2 l”acqua (o altro liquido) può distribuirsi uniformemente in tutte le conche contigue, unite da canaletti profondi.
Un discorso a parte meritano le rocce incise di Pian di Cée (R 26-32). Ubicate ad una quota superiore rispetto alle altre, mostrano una particolare concentrazione ed una tipologia distinta. Qui sono presenti coppelle e canaletti che potremmo definire arcaici; infatti tutte le incisioni si presentano poco definite e poco profonde, come se l”erosione meteorica avesse agito qui in modo. più intenso. Si potrebbe forse dedurne che nelle altre rocce locali molte incisioni sono state approfondite o ”ripassate” in periodi successivi. Colpisce poi il fatto che molte coppelle siano profonde solo alcuni millimetri e che numerose di esse siano posizionate su superfici in pendenza; non avevano quindi la funzione di contenere liquidi. Interessante, in qualche caso, è la loro distribuzione: alcune decine sono irregolarmente allineate lungo una fascia molto stretta (R 27); in altri casi (R 28 e R 30) alcune grandi coppelle, di forma ovoidale e poco profonde, sono allineate in una doccia naturale.
Su tutto questo gruppo di rocce mancano del tutto le incisioni successive quali croci, lettere e numeri.
Più a monte, la Roccia n. 33 presenta coppelle un poco più profonde e distribuite sulle superfici quasi pianeggianti; anche qui mancano le incisioni successive.
Un altro tipo di incisione – presente in varie parti del mondo – è quello dei segni piediformi; si tratta di conche ovoidali o vagamente rettangolari, profonde pochi centimetri, che richiamano appunto la forma del piede umano.
In questa zona ne abbiamo individuate solo due, sulla medesima roccia (R 16); sembra proprio che raffigurino le orme lasciate da due passi successivi (nelle altre località dell”arco alpino sono più frequenti le incisioni piediformi isolate, a coppie o a gruppi senza un ordine apparente).
Le incisioni più interessanti sono concentrate in R 7. All”estremità destra della parte media troviamo una figura definibile antropomorfo scutiforme: in alto compare una testa ovale, a sviluppo maggiore orizzontale, seguita da un”asta rettilinea che raggiunge la parte inferiore della figura (che richiama così una chiave da scatola di sardine). Il tronco è formato da un rettangolo verticale scandito da due linee che si incrociano: l”asta verticale e un segmento orizzontale. Verso destra e al centro, in basso, si intravedono linee incise brevi, che si staccano dallo ”scudo” o tronco. Questa figura non trova significative corrispondenze negli altri siti alpini di arte rupestre figurativa e non. L”incisione di essa – come di altre figure – sembra essere stata approfondita o ”ritoccata” in epoca successiva, forse anche recente.
Sempre su R 7 notiamo, distribuite sull”intera superficie incisa, 9 figure antropomorfe a ”ø” che possono leggersi come una raffigurazione schematica di un uomo che tiene le braccia ai fianchi.
Nel patrimonio della nostra arte rupestre le figure che rientrano in questa categoria sono relativamente frequenti, anche se presentano aspetti e forme assai diverse; esse vengono in genere considerate alquanto arcaiche. Solo alcune presentano analogie con gli antropomorfi di R 7 del Dosso Rezzonico Cremia. Fra le pitture rupestri ricordiamo alcune figure della Grotta di Porto Badisco (Graziosi, 1980); per le incisioni citiamo le seguenti località: Spina Verde (Como) loc. Pianvalle (Luraschi, Martinelli, Piovan, Frigerio, Ricci, 1970-73); Capo di Ponte (Brescia) Naquane (R. 24); Teglio (Sondrio) Dos de la Furca (Priuli, 1991); Valle dell”Arc (Savoia) (Nelh, 1982 da Priuli 1991); Valle di Zermatt (Vallese) (Reber, 1912). Queste figure vagamente antropomorfe sono forse le uniche immagini presenti sul Dosso Rezzonico-Cremia che possono rientrare nell”arte rupestre vera e propria, in quanto raffigurazioni schematiche di un soggetto reale.
Molte di esse sembrano ”ritoccate” in epoca successiva.
Di tipo più semplice sono le incisioni parallele e verticali, spesso con diramazioni orizzontali tendenti a formare delle croci; alcune di esse, poi, comprendono delle rozze coppelle. Sono presenti su superfici verticali (R 17) o molto ripide (R 1) per cui non hanno certo la funzione di incanalare o contenere dei liquidi. Trovano una certa corrispondenza con altre rocce alpine e in particolare con alcune segnalate da Reber (1912) per il Vallese (Svizzera).
Tutte le incisioni fin qui descritte potrebbero essere più o meno coeve ed avere una importante valenza cultuale. E’ possibile che su queste rocce, in passato, venissero praticati dei riti forse legati al sacrificio di animali oppure finalizzati alla iniziazione dei giovani per il loro inserimento nella comunità sociale; oppure ancora dei riti relativi alla ricerca della fecondità.
La sacralità del luogo potrebbe essere stata dettata da numerosi fattori: (1) la posizione del Dosso Rezzonico-Cremia, raggiungibile da centri vicini e comunque ubicata lungo una percorrenza antica che, probabilmente, legava la pianura ai passi alpini. Essa poteva seguire l”itinerario: Monte Bisbino, linea di crinale fino alla Valle Intelvi; linea di crinale fino alla Val Menaggio, per proseguire, spesso non più in cresta, attraverso Plesio e Carcente fino alla Valle di Chiavenna. Non è poi da sottovalutare (2) la presenza di ruscelli, di portata modesta ma perenne, che potevano fornire l”acqua necessaria ai riti che vi si celebravano. Inoltre (3) la posizione panoramica sul Lago di Como, sia verso settentrione che sulla parte centrale e sul ramo di Lecco; e infine (4) la citata vista sulle due vette spettacolari, Legnone e Legnoncino.
Ricordiamo a questo proposito che alcuni dei siti più ricchi in arte rupestre sono dominati da montagne dalla sagoma triangolare: in particolare il Pizzo Badile che sovrasta Capo di Ponte in Valcamonica e il Monte Bego nelle Alpi Marittime.
Interessante è anche la presenza di piccole coppelle isolate e poco profonde, distribuite lungo alcuni sentieri (dal tracciato forse molto antico) che portano al dosso.
Esse potevano forse essere utilizzate come lumini, con funzione di segnaletica stradale. Infatti potevano contenere del grasso animale e uno stoppino di materia vegetale, e così illuminare un certo percorso quando venivano celebrati certi riti (Pozzi, 1995). L”ipotesi di coppelle finalizzate alla indicazione di percorsi, anche come punti luminosi, è stata già avanzata da diversi Autori (fra i tanti citiamo: Magni, 1901; Bemardini, 1975; Schwegel, 1992; Sansoni, 1995).
Un particolare significato, per la ipotizzata sacralità del luogo, assume l’affioramento R 4.
Qui potrebbero essere stati celebrati riti di iniziazione, di fecondità o di purificazione. Infatti la conca al piede della roccia, i canaletti incisi sulla superficie inclinata, la presenza di un allineamento curvo di piccole coppelle e la vicinanza del ruscello potrebbero avvalorare l”idea di un luogo della valenza specifica. Da non dimenticare poi la presenza, nella parte alta sinistra, dei due gradini scavati nella roccia che suggeriscono l”accesso alla parte superiore dell”affioramento, dove si trovava forse lo sciamano.
Si tratta comunque di ipotesi di lavoro, non avvalorate – per ora – da prove archeologiche. Le ipotizzate funzioni della conca alla base di R 4 potrebbero trovare conferma nella presenza in zona di altre emergenze analoghe. Una di esse è ubicata su un masso roccioso in località Praa de la Taca (quota 556) sopra Azzano (riva occidentale del Lario, ramo di Corno). Ho già avuto occasione di indicarne la funzione presunta e di valutarne l”antichità (Pozzi, 1996). Una terza piccola depressione è stata da me recentemente individuata sui rilievi a monte di Bellagio, a pochi metri di distanza da un masso a coppelle (il relativo studio è in corso). Si tratta quindi, complessivamente, di tre diverse conche simili per forma e dimensioni, che si trovano tutte in località panoramiche sul lago, ad una distanza di pochi chilometri l”una dall”altra.
Infine, di grande interesse è la presenza di uno scivolo della fertilità che ho individuato nella Roccia n. 26 in località Pian di Cée. L”affioramento è inclinato verso il lago ed è attraversato, lungo la linea di massima pendenza (circa 30°), nel punto in cui la roccia è più regolare, da una striscia chiara, bene visibile anche da lontano, che presenta una superficie molto liscia al tatto (Fig. 28 – Tav. XV/a). Lo scivolo è lungo 5 metri e largo circa 30 cm; sulla parte alta, ossia sul ciglio superiore dell”affioramento, compaiono coppelle ed incisioni semplici diverse. Vicino al punto di partenza dello scivolo, nella roccia è presente una formazione minerale molto visibile: una venetta quarzosa – che sporge dalla superficie della roccia in quanto più dura – che è ripiegata varie volte su sè stessa, assumendo così un aspetto serpentiforme. E’ noto che il serpente in molti miti è presente con valenze diverse, spesso di tipo ctonio; la formazione quarzosa potrebbe quindi avere assunto un significato particolare per le popolazioni che in questa zona celebravano riti sacri.
Gli scivoli della fertilità sono stati presi in esame da diversi studiosi (fra i tanti ricordo Mircea Eliade 1948; un accenno si trova anche in A. MAGNI, 1901. Più recenti le segnalazioni di A. BIGANZOLI, 1998); buone sintesi dell”argomento sono state recentemente proposte da O. HERMODSSON (1994) e da X. YVANOFF (1998).
Questi scivoli sono noti sui due versanti della catena alpina ed inoltre in Francia, Germania, Inghilterra, Svezia e nel continente africano. Nella nostra zona sono presenti in Valcamonica, Valtellina, Valchiavenna e sui rilievi ad occidente del Lago Maggiore. Un probabile piccolo scivolo della fertilità è stato segnalato anche in provincia di Como, sopra Albese (Pozzi, 1996).
Lo scivolo della Roccia n. 26 mostra molte delle caratteristiche comuni a quelli noti: è inserito in una zona ricca di incisioni; sul medesimo affioramento roccioso vi sono alcune coppelle, specialmente nella parte più alta; mostra un colore chiaro nella parte levigata, che ha un andamento rettilineo ed una pendenza di circa 30°.
Nel complesso i tipi di incisioni fin qui esaminati ci portano, per analogia con altre rocce incise dell”arco alpino, a ritenere che il periodo in cui sono state realizzate ed utilizzate a scopo cultuale potrebbe essere la tarda Età del Bronzo o almeno l”Età del Ferro, per protrarsi, forse, per molto tempo ancora.
E’ noto che l”avvento del cristianesimo ha cercato vigorosamente di cancellare l”antico ”culto delle pietre”; qui come altrove questo sforzo, operato dai monaci-missionari nel IV e V secolo, si è manifestato con la ”cristianizzazione” dei massi; ossia con l”incisione di croci cristiane o con la modifica dei segni precedenti. In molti casi, sulle Alpi, alcune rocce incise sono state demonizzate ed ancor oggi portano nomi che ricordano questo capovolgimento di valori (roccia del diavolo, sasso delle streghe, ecc.). Con la diffusione del cristianesimo alcuni di questi affioramenti sono stati riutilizzati con finalità non tanto cultuali quanto pratiche. In R 7, ad esempio, troviamo disegnate delle delimitazioni di spazi con delle croci al loro interno o all”esterno. Potrebbe trattarsi di una mappa del territorio (forse solo simbolica) con l”indicazione di una zona cimiteriale.
Comunque la distribuzione delle croci non sembra seguire regole precise; esse possono essere incise nelle parti periferiche o in quelle centrali delle rocce, lontano o vicino alle incisioni più antiche.
Di difficile attribuzione cronologica è l”antropomorfo presente su R 1 (Pozzi, 1995) – Fig. 9 – la cui tipologia non rientra nell”arte rupestre nota. D”altra parte gli spigoli vivi dell”incisione non consentono di considerarla coeva delle coppelle e dei canaletti che le uniscono. Un altro problema è sollevato dalle linee incise e dai canaletti poco profondi anch”essi non coevi alle coppelle sembrano disegnare delle linee e dei solchi non adatti allo scorrimento di liquidi; potrebbero forse riprodurre, grossolanamente, il profilo di alcune montagne (come suggerito da Calvino, 1996) o indicare percorsi e mappe (U. Sansoni, com. pers.).
Sono comunque argomenti che meritano un approfondimento. Altri potranno svilupparlo con un esame dettagliato delle incisioni presenti su un”area molto più vasta.
A questo punto non mi sembra da sottacere il fatto che la zona di Rezzonico nel basso Medioevo era nota per una larga diffusione di eresie e di credenze legate alle streghe; situazione che determinò la presenza stabile di Domenicani nel XV secolo (4).
Dobbiamo forse ritenere che esistesse un legame di continuità vicariante fra i culti più antichi (pre-celtici e pre-romani) e le credenze medievali tanto combattute dalla Chiesa? O piuttosto furono proprio i primi predicatori del cristianesimo che, demonizzando il culto delle pietre in un periodo in cui esso era ancora profondamente sentito e praticato, innescarono un nuovo interesse per l”occulto?
Le numerose croci incise su rocce del territorio, anche fuori dalla zona indagata, possono indurre ad ipotizzare un collegamento con la presenza a Rezzonico della struttura militare tardo-antica (M. Fortunati Zuccala, 1994 e relativa bibliografia).
E’ noto infatti che dal IV secolo, a seguito dell”apertura al cristianesimo operata dall”imperatore Costantino, la croce compare sugli scudi dei soldati romani (come pure nelle insegne e nelle divise di molti eserciti, anche in epoche recenti). Non può quindi essere escluso a priori che l”incisione di croci sulle rocce di Rezzonico possa parzialmente ricollegarsi alla presenza di soldati romani cristiani che nel territorio possono essersi fermati anche dopo il termine della loro attività militare.
Per quanto concerne le scritte che compaiono su diverse rocce, notiamo che alcune sono decisamente recenti, come appare dai caratteri, dalla incisione rettilinea ed a spigoli vivi e, naturalmente, dalle date leggibili.
Di maggiore interesse sono le incisioni di lettere maiuscole e minuscole che richiamano caratteri antichi. Potrebbero rappresentare sigle ed abbreviazioni il cui significato ci sfugge. E’ noto che, a cavallo fra il primo ed il secondo millennio, chi era chiamato a lasciare delle scritte eseguiva l”incarico con i limiti della sua preparazione letteraria, a volte alternando lettere maiuscole e minuscole, spesso non tracciate al meglio (dott.ssa Magda Noseda – Archivio di Stato di Como; com. pers.). I significati di alcune scritte potrebbero indicare limiti di proprietà o di pertinenze; le più recenti (”CC” e ”SS”) rappresentano confini amministrativi di comuni: Cremia, S. Siro (antico comune ora compreso in S. Maria di Rezzonico).
RINGRAZIAMENTI
Lo svolgimento di questa ricerca è stato possibile anche grazie all”aiuto che mi è stato offerto da diverse persone, che desidero vivamente ringraziare. In particolare, per l”aspetto tecnico/scientifico, il prof. Emmanuel Anati, direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici; il dott. Umberto Sansoni e la dott.ssa Silvana Gavaldo del Dipartimento Valcamonica del C.C.S.P.; la dott.ssa Donatella Caporusso della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, la prof. Mariuccia Zecchinelli Belloni, l”arch. Mario Luigi Belloni, la dott.ssa Magda Noseda dell”Archivio di Stato di Como. Per la segnalazione e l”ubicazione delle rocce, il loro scopritore Giovanni Beltramelli, il dott. Fabio Calvino, il geom. Dante Manzi, sindaco di Cremia, il p.i.e. Giacomo Pezzi, sindaco di Santa Maria Rezzonico, il dott. Giancarlo Frigerio, Renato Bianchi. Ringrazio inoltre, per le precisazioni geologiche, il dott. Alfredo Pollini e il dott. Marco Balini.
Infine i volontari della Società Archeologica Comense che mi hanno aiutato nelle opere di pulizia delle superfici e nel loro rilevamento: in particolare Maria Paola Gusmitta Motta ed inoltre Cristiana Corti, Iris Santambrogio, dott.ssa Paola Farina, dott. Rodolfo Pozzi, Patrizio Tenti e gli Amici Vittoria Catelli, dott. Giampaolo Strada e Antonio Conte.
Le Amministrazioni Comunali di Cremia e di Santa Maria Rezzonico hanno seguito con interesse le varie fasi di studio delle incisioni rupestri individuate sul loro territorio. Nel corso delle ricerche svolte dalla Società Archeologica Comense in anticipazione alla mostra ”L”Antica Via Regina – tra gli itinerari stradali e le vie d”acqua del Comasco ” (Como, dicembre 1994 – gennaio 1995) è stata avviata una prima fase di studio. Da parte della medesima Società Archeologica le ricerche sono quindi proseguite fino al rilievo, alla descrizione ed all”analisi di oltre 30 superfici rocciose che portano incisioni, per lo più non figurative, databili dalla preistoria al medioevo e si inseriscono in un più ampio contesto alpino.
Lo studio, pubblicato sul periodico della Società Archeologica Comense, ha destato l”interesse delle Amministrazioni che hanno voluto estrarne il presente volume allo scopo di far conoscere alle popolazioni locali e agli appassionati in genere questa antica realtà.
Il fine delle Amministrazioni è anche quello di suggerire degli itinerari percorribili a piedi, senza difficoltà, per una migliore fruizione del territorio e per una riscoperta degli antichi tracciati di grande raggio. E’ infatti possibile che alcuni sentieri e mulattiere dei nostri monti, che attraversano la zona ricca di rocce incise, costituissero dei tratti di una via protostorica che ha preceduto la strada Regina romana e quella medievale.
E’ quindi con vivo piacere che i due Comuni offrono al pubblico questa pubblicazione, nel quadro di un recupero dei sentieri, realizzabile anche mediante la posa di una opportuna segnaletica, già in atto con finanziamenti UE del progetto ”Strade di Pietra”.
NOTE
(1)A Ría is a deep and wide harbour similar to norwegian fjords.
(2)A group on 20 petroglyphs placed in Muros and Carnota, in the western coast of A Coruña
Il Sindaco di Cremia
GEOM. DANTE MANZI
Il Sindaco di Santa Maria Rezzonico
P.I.E. GIACOMO PEZZI
edita dalla Società Archeologica Comense
Piazza Medaglie d’Oro, 6 – 22 1 00 Corno
Tel./Fax 031.26.90.22
(ALBERTO POZZI)
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